La décolleté Opium di Yves Saint Laurent

La prima volta che ho visto questa décolleté (una folgorazione!) mi è tornata alla mente un’intervista fatta ad Anthony Vaccarello quando era stato nominato direttore creativo della maison: mi aveva particolarmente colpito l’affermazione che “le persone cercano sogni, non vestiti”. Concordo, è verissimo, lo sperimento quotidianamente anche su di me.

E cosa può assomigliare di più a un sogno dell’incedere in equilibrio su tre esilissime lettere che intrecciate tra loro formano il tacco di una scarpa? Questo modello, di cui mi sono irrimediabilmente innamorata, è una creazione che potrei definire in “stato di grazia” tanto è lo charme che emana, con un’eleganza senza tempo e senza età che si adatta alla ragazza in jeans come alla signora in tailleur.


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Ma è anche una bella storia da raccontare perché ha segnato il ritorno “alla grande” del monogramma YSL che era stato sostituito con Saint Laurent Paris dal precedente direttore creativo, Hedi Slimane. A suo tempo si era trattato di un atto di coraggio non indifferente perché quel logo accompagnava i capi della maison fin dagli inizi: nel 1961 un Yves Saint Laurent agli esordi e il suo socio e compagno di vita Pierre Bergé ne avevano commissionato lo studio a Cassandre, designer e grafico pubblicitario tra i più famosi del periodo Déco. Era una sorta di dichiarazione estetica, l’indicazione di una cifra stilistica che avrebbe dovuto rappresentare un punto di rottura con il resto del mondo della moda. Promessa poi mantenuta con una lunga serie di collezioni che avevano reinventato l’haute couture e il prêt-à-porter.

Ecco perché quando nel 2012 Hedi Slimane aveva deciso di intervenire sul marchio, non erano mancate le polemiche. Ancora una volta una promessa di discontinuità perché l’intenzione di Slimane era di far cambiare pelle al brand: trasferimento del centro creativo da Parigi a Los Angeles, campagne pubblicitarie dominate dal bianco e nero e uno stile decisamente più giovane e, potrei dire, rock con un pizzico di grunge californiano. Tutto molto lontano dal glamour molto patinato della storia precedente della maison. Ma all’improvviso, all’arrivo di Vaccarello nel 2016, nuova svolta: alla sua prima sfilata ricompare YSL sotto forma di un orecchino gigante che copre tutto l’orecchio e come tacco di una décolléte in vernice nera. Un ritorno al passato, rivisitato? Forse è ancora presto per dirlo, quel che si sa è che Vaccarello, andato in visita da Monsieur Bergé, si è sentito dire di non cercare di imitare Yves Saint Laurent perché lui era inimitabile. E Vaccarello ha uno stile suo, tutto particolare.

Le scarpe Opium restano comunque un omaggio alla bellezza e alla raffinatezza che Saint Laurent ha perseguito durante tutta la sua vita e la sua carriera. E probabilmente restano nei sogni di migliaia di donne, me compresa (ma non è detto….ci sono mille occasioni per farsi un regalo importante!!!).