Storie dal MICAM86

Finalmente sono stata al MICAM, la più importante manifestazione della calzatura al mondo, un appuntamento internazionale, quest’anno all’86ma edizione, con decine di migliaia di visitatori italiani e stranieri.

Per me un’esperienza eccitante e piena di energia, di quelle che riempiono di entusiasmo anche se alla fine della giornata hai i piedi a pezzi e non senti più la schiena! Perché lì percepisci, quasi tocchi con mano, quanto la creatività, il gusto del bello, l’attenzione artigianale, la moda vissuta e proposta non solo come business ma come passione, abbiano promosso talenti straordinari che travalicano ogni definizione. Sono fashion designer? Non solo. Sono artisti? Senza dubbio. Sono architetti? Anche.

Oggi voglio proporvi tre diverse storie, tre personaggi che mi hanno colpito particolarmente e con i quali ho potuto chiacchierare in una superglam sezione della fiera, quella degli EMERGING DESIGNERS, una sorta di palcoscenico fatto di materiali naturali, quinte trasparenti, livelli che si intersecano, che crea nel visitatore l’idea di un viaggio alla scoperta di quanto c’è di più nuovo nel mondo della scarpa.

Comincerò dalla taiwanese Yoyo Pan, la deliziosa e sorridente ragazza che si cela dietro il brand Abcense. La filosofia del marchio è riassunta nelle poche, sobrie parole del sito internet: tutto è cominciato dall’idea di voler creare la perfetta fusione tra calzatura e design, un prodotto sofisticato che unisse semplici componenti industriali alla bellezza della tradizione artigiana. Non a caso ho usato l’aggettivo “sobrie”: la definizione che ho appena riportato non rende giustizia alla straordinaria creatività di questi modelli che mi ricordano più sculture che non scarpe. Yoyo Pan mi ha raccontato del suo amore per l’architettura e lo sforzo di far emergere questa passione nelle scarpe che disegna: tacchi “fantasma” evocati, più che disegnati, da esili stanghette metalliche oppure che sembrano sculture futuriste in una giustapposizione di volumi che non appesantisce la scarpa, ma ne esalta la linea, onde di plastica trasparente che avvolgono il piede, fasce di pelle che si aprono come una corolla sulla caviglia.

photo sopra e sotto: courtesy Micam

I colori sono soft, pastellosi: avorio, rosa cipria, grigio tortora, ogni tanto un dettaglio in nero o in marrone bruciato.

Un marchio senz’altro da seguire anche se non semplice da trovare in boutique: meglio lo shop online, con tutti i pro e i contro di questa modalità di acquisto quando si ha a che fare con calzature così particolari.

La seconda storia si incentra su un artista della scarpa, di cui ho già parlato in un precedente articolo: Kobi Levi. Che lui stesso non voglia essere accomunato ai semplici shoe designer è chiaro fin dal nome del brand: Kobi Levi Footwear art. Stiamo quindi parlando di Arte, non di produzione calzaturiera.

E in effetti le sue creazioni sono uniche, mi ricordano la pop art o le opere di Jeff Koons: un’originalità che stravolge completamente i canoni della scarpa classica, un continuo sberleffo, un ironico essere sempre sopra le righe che l’hanno portato a farsi conoscere in tutto il mondo fin da quando aprì il suo blog nel 2010. Sono scarpe portabili? Sono sincera, non lo so. Mi intrigano, le comprerei (beh, forse non tutte..) non fosse per i prezzi non proprio abbordabili. Non sono però sicura che decine di donne andrebbero in ufficio quotidianamente con i suoi modelli. E lui stesso, quando gli ho chiesto che tipo di donna ha in mente quando schizza le sue idee al computer, mi ha risposto “nessuna”. Né ha costruito nel tempo un profilo di acquirente visto che vende solo online. Comunque una sua cliente la conosciamo ed è Lady Gaga che ha indossato un suo modello nel video  “Born this Way”.

Qui sotto vi presento tre delle sue creazioni che ho potuto vedere e toccare: Arpa, che si ispira proprio allo strumento classico; Camaleonte, nella quale il tacco imita la lingua dell’animale che srotola dalla bocca qui rappresentata dall’apertura in corrispondenza del tallone; Banana, una ciabattina nella quale il piede diventa il frutto che fuoriesce dalla buccia. E se vi siete appassionate, andate sul suo sito, dove troverete decine di modelli, uno più incredibile dell’altro: https://kobilevidesign.com

 

Chiudo con un marchio, good vibes, che già a partire dal nome ti predispone all’acquisto. Le vibrazioni positive…quelle che ciascuno di noi dovrebbe emanare e che possono partire anche da una bella scarpa. Almeno questa è l’idea di Alfonso Figueras, il designer italo-spagnolo, che ha creato il proprio brand due anni fa, dopo aver lavorato per gli stilisti più importanti, da Marc Jacobs a Weitzman, da Sonia Rykiel a Mario Valentino di cui è stato direttore creativo. Le sue scarpe hanno una personalità forte che non si estrinseca attraverso un capovolgimento di valori estetici, ma attraverso la loro esaltazione. Linee raffinate, ma non stravaganti, dettagli insoliti e curatissimi dal punto di vista realizzativo, colori energetici in abbinamenti non banali: questi i punti forti di una collezione che mi piace tantissimo.

photo: courtesy good vibes

Ho ancora storie da raccontarvi sul Micam86, quindi, come si dice, non perdetevi la prossima puntata!