La décolleté Belle Vivier Trompette di Roger Vivier

Ci sono scarpe che restano fissate nell’immaginario (e nel desiderio) collettivo grazie a un film o a una serie televisiva. Chi oggi non associa le Manolo Blahnik a Carrie Bradshaw, la protagonista della divertentissima serie Sex and the City?

Prima di questa serie ormai di culto, ben pochi conoscevano il designer spagnolo e le sue creazioni; poi improvvisamente il mondo delle super-fashionable e super-stylish scoprì di non poterne proprio fare a meno, il mondo femminile si divise tra chi le aveva e chi no e naturalmente tra chi le desiderava ardentemente e chi le ignorava del tutto e un semplice accessorio divenne un indice di personalità più chiarificatore di qualsiasi altro.

Lo stesso è accaduto con le décolleté Belle Vivier di Roger Vivier, quelle con l’iconica fibbia in metallo: quando esordirono nel 1965 erano soltanto un nuovo modello, particolarmente bon ton, della casa francese, ma fu la bellezza algida e torbida insieme di Catherine Deneuve nel film “Bella di giorno” a renderle immortali.

photo: ROGER VIVIER, selected MYTHERESA, www.mytheresa.com, image courtesy TRENDFORTREND

Desidero da sempre queste scarpe: sono un mix perfetto tra sofisticatezza e sensualità e riescono a essere perfette con qualsiasi mise, si tratti di un paio di jeans stracciati o un serissimo tailleur da ufficio. Fra tutte però prediligo le Trompette in versione pump, che hanno un tacco alto, ma non eccessivo, con una curvatura appena accennata.

photo: ROGER VIVIER, selected LUISAVIAROMA, www.luisaviaroma.com, image courtesy TRENDFORTREND

Questa curvatura si accentua nel modello Choc fino a creare una sorta di tensione meccanica che rivela una conoscenza profonda dell’architettura della scarpa: sembra un tacco semplicissimo, ma non lo è. Ovvero, la quintessenza dell’allure.

In effetti Roger Vivier ha fin dagli inizi applicato la sua creatività ai tacchi. Si comincia nel 1953 con Boule, un tacco sferico in strass che completava una décolleté creata per Marlene Dietrich; si continua l’anno successivo con l’invenzione di Aiguille che è un tacco a spillo portato da 6 a 8 centimetri di altezza per la prima volta nella storia della calzatura. Il tacco Choc, a forma di C, è del 1959 e del 1963 Virgule, uno dei tacchi più stravaganti e seducenti che abbiano calcato le strade, con i suoi cinque impeccabili centimetri che disegnano, appunto, una virgola. Né si può dimenticare il Podium, tacco grosso e squadrato con un inserto in metallo specchiato che alleggerisce la silhouette della scarpa alla quale è applicato. Sono tacchi più volte ripresi nei modelli successivi della Maison proprio perché nella loro perfezione sia tecnica sia estetica sono senza tempo. Come senza tempo sono altre invenzioni di Roger Vivier: è del 1945 uno stivaletto rasoterra, di un audacissimo color rosso, che ha nel gambale due grandi inserti trasparenti in plastica, un’anticipazione avveniristica di uno dei trend della stagione che si è appena aperta.

L’originalità unita alla capacità premia e quindi non è perciò un caso che le scarpe di questo genio calzaturiero siano state indossate da tanti personaggi che avrei definito lontanissimi dal glamour come viene normalmente inteso. Per esempio la regina Elisabetta che, nel giorno della sua incoronazione nel 1953, calzava proprio una Roger Vivier. E parlando di reali, ho scoperto che qualche anno fa la maison ha deciso di riacquistare a un’asta un paio di scarpe realizzate nel 1962 per Soraya, la famosa “principessa triste”, ex moglie dell’ultimo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi. La cifra? Da capogiro: quasi 20.000 euro. Ma c’è un motivo: il modello è ricamato con fili d’argento e decorato con topazi, più che una scarpa è un gioiello. E anche in questo c’è un segno della grande capacità di un couturier che con le sue creazioni è riuscito ad affascinare donne completamente diverse senza perdere la sua leggerezza tipicamente parigina.